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Da redazione,

Stessa azienda, due impianti. In entrambi gli stabilimenti il medesimo ciclo produttivo, le stesse materie lavorate, identico il prodotto finale. Il primo, inserito nell’area industriale di Barletta, il secondo, in provincia di Cremona, è all’interno del parco regionale dell’Adda. Secondo voi quale dei due ha subito una contestazione ambientale, ordinanze provinciali e persino un provvedimento di sequestro? A Cremona, aironi e cigni stanno tranquilli a quindici metri di distanza dall’azienda. A Barletta l’impianto è a rischio chiusura. È sempre più difficile lavorare nella Puglia di Michele Emiliano. Da Taranto a Foggia si respira un pessimo clima per le aziende, che è ulteriormente peggiorato dopo la decisione di Matteo Renzi di puntare sulla Campania di Vincenzo De Luca e non sulla Puglia per la gran parte dei contratti di programma e incentivi alle imprese.

E così Barletta diventa l’ultimo incredibile esempio di un clima anti-industriale favorito dalla retorica della bellezza che l’antagonista di Matteo Renzi ha cavalcato recentemente nella sua regione contro le trivelle.

A un’azienda leader mondiale nel settore dei fertilizzanti – Timac Agro Italia – viene contestato prima dai comitati, poi dagli enti e infine dalla procura, di inquinare. I comitati scambiano vapore acqueo per chissà quale agente inquinante, la provincia emette ordinanze senza accertare chi sia l’inquinatore e otto mesi dopo arriva l’esito di uno studio idrogeologico del CNR che attesta non solo che Timac non inquina, ma anche che gli agenti inquinanti entrano nello stabilimento con valore 80 ed escono con valore 30. Ciliegina sulla torta, un mese dopo lo studio idrogeologico, la procura di Trani emette un provvedimento fuori delle sue competenze «di sequestro con facoltà d’uso dell’impianto» e «obbligo di bonifica entro 90 giorni», tralasciando cosa hanno concordato nelle conferenze di servizi degli ultimi sei mesi l’azienda e gli enti, ovvero 600 mila euro di messa in sicurezza del suolo pagate dall’azienda e un sistema di pompaggio delle acque a salvaguardia della falda. L’azienda, dopo essere finita sul banco degli imputati, cambia strategia e si affida a due super esperti di diritto ambientale, i professori Francesco Bruno e Matteo Benozzo (studio legale Pavia Ansaldo)  che iniziano a ribaltare la situazione. Tutto questo mentre Arpa rilascia bollettini entusiastici sulla qualità del mare di tutto il nord barese, con esplicito riferimento a Barletta.

A peggiorare le cose il perdurare di una crisi politica della giunta di centrosinistra guidata dallo storico portavoce di Giorgio Napolitano al Quirinale, Pasquale Cascella. C’è uno scontro di potere tra i giovani ‘renziani’ capeggiati dal consigliere regionale Filippo Caracciolo e il sindaco, costretto trimestralmente a crisi di governo per tirare avanti. Nel frattempo vacillano i 200-300 posti di lavoro diretti e indiretti di Timac. La parola chiave della giunta barlettana è ‘delocalizzazione’, ma ciò potrebbe significare chiusura dello stabilimento e spostamento della produzione su un’altra sponda del Mediterraneo, ad esempio l’Albania. Lo scottante faldone potrebbe arrivare presto sul tavolo del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, con un rischio figuraccia dietro l’angolo. Timac, infatti, appartiene al gruppo francese Roullier. Si tratterebbe dell’ennesimo messaggio agli investitori internazionali: state lontani dall’Italia di Renzi e soprattutto dalla Puglia di Emiliano. Ce lo possiamo permettere?

di Gianni Di Capua

Da Il Tempo del 9 luglio 2016

Da redazione,

"La consigliera Campese sulla Gazzetta ha centrato uno dei tanti punti di questa incredibile vicenda ambiental-occupazional-urbanistica che da mesi (forse anni) è in corso a Barletta". Così Andrea Camaiora, portavoce di Timac Agro Italia. "Da parte nostra - prosegue - non ci permetteremo di cavalcare la questione occupazionale e tantomeno di mettere sullo stesso piano ambiente e posti di lavoro, anche se appare lunare che un dibattito pubblico che affronti il rapporto tra imprese e città ignori la questione lavoro e altrettanto lunare che a sottovalutare l'impatto di una crisi economica sia un sindaco che per formazione culturale di sinistra dovrebbe essere attento al tema del lavoro. Ma andiamo oltre. Timac ha inteso costruire un rapporto aperto, veritiero e leale nei confronti degli enti locali, in primis del primo cittadino di Barletta, evitando sempre le polemiche".

E poi: "Ma - come sottolinea la consigliera Campese - se c'è trasparenza nel percorso intrapreso dal comune di Barletta nessuno se ne è accorto e Cascella non può pretendere dai suoi interlocutori la pazienza di Giobbe. È noto che il processo di bonifica, è stato proposto da Timac agli enti locali da molto tempo. Sul suolo, attraverso 600 mila euro spesi dall'azienda per le Miso, è già avviato. Sulla falda, attende solo un via libera definitivo. Per non parlare dello studio idrogeologico, che è stato realizzato volontariamente da Timac a proprie spese e presentato alla cittadinanza alcune settimane fa come un successo del sindaco. Un bel tacer non fu mai scritto, ma questa volta scriviamolo".

Conclusione: "Sia fatta chiarezza una volta per tutti: se inerzia c'è stata non è stata di Timac. È sempre per fare chiarezza: non saranno più ammesse senza reazioni perdite di tempo o speculazioni, di qualunque genere. Si può avere un problema politico a tenere in piedi la propria maggioranza ma occorre badare prima di tutto a tenere insieme il tessuto sociale di una comunità. Come? Non mandando a spigolare i lavoratori (che sono padri di famiglia), le aziende e i comitati, ma cercando di comporre la società con l'obiettivo di assicurare diritto alla salute, diritto al lavoro e tutela dell'ambiente. Noi, come scrivemmo a novembre sulla Gazzetta a Cascella, siamo disponibili a un confronto trasparente, leale ma soprattutto concreto".

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 4 luglio 2016.

Da redazione,

Timac Agro Italia ha ottenuto il mantenimento della certificazione ISO 9001:2008 e ISO 14001:2004. Le verifiche svolte dalla società di consulenza Lloyd’s Register – LRQA attestano che l’azienda ha saputo dotarsi di un sistema di gestione efficace degli gli aspetti legati alla qualità del processo produttivo. L’azienda ha saputo anche dotarsi di procedure rispettose dell’ambiente e ha le capacità di osservare le leggi applicabili per limitare l’inquinamento.

In particolare, l’ottenimento della certificazione ambientale ISO 14001 mette in evidenza che Timac Agro Italia risponde ai più elevati standard di qualità e rispetto ambientale.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno l'8 luglio 2016.

Da redazione,

I sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno emanato, lo scorso 8 luglio, una nota congiunta sull’incontro avvenuto una settimana prima con il sindaco di Barletta Pasquale Cascella attorno al rischio di perdita di posti di lavoro derivante dai recenti sviluppi giudiziari maturati su Timac.

Timac, hanno scritto i sindacati, è «un’azienda economicamente solida, con un livello di occupazione tra diretti e indiretti di oltre duecento unità lavorative, che si trova ad affrontare una possibile chiusura del sito, dovuta forse a responsabilità altrui». «Sia chiaro – prosegue la nota – noi non siamo per l’industria che inquina e uccide i cittadini e ancor prima i lavoratori. La nostra stella polare è che le produzioni devono essere compatibili con la salute la sicurezza e l’ambiente. Dove le aziende superano con le emissioni o gli scarichi le soglie della legge, sulla tutela della salute della collettività, devono provvedere a riportare i parametri sotto le soglie previste, se non lo fanno a quel punto possono anche essere chiuse, con buona pace di tutti. La Timac Agro ha sempre avuto corrette relazioni industriali e buoni rapporti con i dipendenti, ha sempre applicato il CCNL, una tra le poche aziende a Barletta a praticare la contrattazione di secondo livello, questo non ha nulla a che vedere con le questioni ambientali, ma ci dà il senso delle politiche aziendali».

Poi la critica al sindaco Cascella: «Il sindaco nell’incontro non ha fatto un solo accenno sul futuro di oltre 200 famiglie adesso coinvolte. In futuro potrebbero essere parecchie migliaia i posti di lavoro che saltano, qualora si dovesse attuare la delocalizzazione delle unità produttive presenti nell’area industriale per trasferirli in altre aree fuori dalla città. Il sindaco e la sua giunta forse sottovalutano che cacciando importanti realtà produttive locali si sta rischiando di procurare un danno alla società barlettana condannandola a perdere migliaia di posti di lavoro e redditi, creando di fatto le condizioni di disoccupazione diffusa e povertà del territorio».

I sindacati ricordano che l’incontro con il sindaco era stato chiesto da loro «per capire se l’amministrazione avesse a cuore la sorte di centinaia di lavoratori oppure no», ma sottolineano come nei giorni successivi sugli organi di informazione sia stata riportata solo la posizione del sindaco, «ovvero sviluppo sostenibile, partecipazione alla preparazione del PUG, bonifica, chiusura e delocalizzazione delle fabbriche, niente delle sorti dei lavoratori e delle loro famiglie».

“E’ questa indifferenza che ci preoccupa molto e la osteggeremo con tutti i mezzi disponibili, non escluso la mobilitazione dei lavoratori di tutta l’area industriale, affinché Timac e tutte le aziende presenti nell’area, con migliaia di posti di lavoro occupati, non siano sacrificate sull’altare di interessi speculativi ancora poco chiari» conclude la nota.

Da redazione,

La Guida blu di Legambiente e Touring club ha riconsegnato a Trani una "vela", persa lo scorso anno. Sono tornate due su cinque, dunque, le simboliche attribuzioni che Il cigno verde riserva ai comuni costieri con le maggiori qualità dal punto di vista della balneabilità. Il ritorno di Trani alle due vele è legato in primo luogo alla maggiore pulizia del mare, riscontrata con continuità nei dati dell'Arpa.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 4 luglio 2016.

Da redazione,

Si registrano esclusivamente a Margherita di Savoia, in sole due delle quindici acque di balneazione di quel comune, gli unici valori alterati, ma nella norma, relativi alla qualità del mare. Li ha rilevati l'Arpa, lo scorso 10 maggio, e rilasciati sul suo sito istituzionale nei giorni scorsi.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 17 giugno 2016.

Da redazione,

"C'è rammarico e stupore per il provvedimento emesso dalla procura di Trani. Dalla lettura delle carte firmate dalla dottoressa Silvia Curione si evince chiaramente che non sono stati presi in considerazione i passi e gli atti posti in essere da Timac negli ultimi dodici mesi". E' quanto dichiara l'azienda in una nota.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 15 giugno 2016.

Da redazione,

Timac Agro prosegue il confronto leale e trasparente con gli enti, gli organismi di controllo e tecnici, intrapreso con i due studi relativi allo stato della falda e che vedrà nei prossimi mesi, su iniziativa di Timac, un'azione di "pump and treat" nell'ambito dello stabilimento aziendale, volto esclusivamente ad assicurare che qualsivoglia rischio per l'ambiente sia evitato. Ciò avverrà nonostante i dati emersi dal protocollo ambientale dicano inequivocabilmente che il soggetto inquinatore si trova a monte di Timac.

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 2 giugno 2016.