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Da redazione,

Questa mattina un dipendente di Timac Agro è stato assalito da altri dipendenti. La persona, aggredita verbalmente e fisicamente per ben due volte, in presenza delle forze dell’ordine e di operatori dell’informazione, era stata incaricata dall’azienda di entrare in stabilimento – su autorizzazione dell’autorità giudiziaria – solo e soltanto per verificare il corretto funzionamento dell’impianto di messa in sicurezza ambientale della falda. Questo anche perché, nell’ultima conferenza di servizi del 5 giugno, la Regione ha espressamente chiesto all’azienda di monitorare l’effettivo funzionamento del cosiddetto “pump & stock”.

Non è in alcun modo ammissibile l’uso della forza, della violenza, delle offese e delle minacce, come è accaduto purtroppo in via Trani.

Da redazione,

“A totale dimostrazione dell'impegno e del comportamento responsabile della Timac nei confronti dei lavoratori, della comunità locale e delle amministrazioni pubbliche, è importante ricordare che negli ultimi tre anni sono stati spesi a Barletta 4 milioni di euro per coniugare l’attività imprenditoriale, i posti di lavoro e la tutela dell’ambiente, implementando procedure di messa in sicurezza operative definite e concordate con gli enti in numerose conferenze di servizi e, ancora, puntando sullo sviluppo futuro innovando le infrastrutture industriali dello stabilimento di via Trani”. E’ quanto si legge in una nota di Timac Agro Italia.

Nonostante tutto ciò – prosegue la nota – la procura ha inteso rafforzare il suo già pesantissimo provvedimento cautelare revocando la facoltà d’uso dello stabilimento, sulla base di una perizia tecnica che ancora una volta sembrerebbe non tenere conto dei dati più aggiornati, sembrerebbe disconoscere tutte le attività messe in atto dall’azienda e approvate dagli enti preposti in materia di messa in sicurezza operativa oltre a non considerare la ferma volontà, espressa dall’azienda in tutti i modi, di volersi adoperare concretamente per risolvere il problema dell’inquinamento storico”.

“Come sempre detto – continua la nota – anche in questa nuova situazione, l’azienda mantiene fermo l’impegno preso da tempo con opinione pubblica ed enti locali e non si sottrarrà alla promessa di bonificare un sito che presenta un inquinamento in parte storico (dovuto a precedenti gestioni societarie) e in parte esterno allo stabilimento. Per tale ragione in queste ore abbiamo già interpellato l’Arpa per definire procedure concordate per la bonifica del sito”.

“Purtroppo – conclude Timac – siamo consapevoli che tutto questo non risolverà i problemi ambientali di Barletta e tantomeno dell’area industriale, come dimostrato dallo studio CNR trascurato da 684 giorni”.

Da redazione,

Il Tribunale di Trani sospende la facoltà d’uso dello stabilimento Timac. Si tratta di un provvedimento immediatamente esecutivo, che ha effetto dal primo maggio e che i legali dell’azienda giudicano totalmente incoerente con le numerose decisioni che lo stesso Tribunale, nella persona della giudice Angela Schiralli, aveva ripetutamente assunto”. E’ quanto si legge in una nota di Timac Agro Italia.

Se per due anni non c’è stato rischio per l’ambiente e per la salute, e tale condizione non è in alcun modo cambiata, come dimostrano tutti i rilievi effettuati per parte pubblica da Arpa e per parte privata dalla società Amec, questa decisione appare come un fulmine a ciel sereno. Infatti – prosegue la nota – Timac ha sempre ottemperato a tutto quanto è stato deciso nelle conferenze di servizi partecipate dagli enti locali e alla luce di un tavolo di confronto tra i tecnici della procura e quelli dell’azienda, per porre rimedio all’inquinamento storico causato dalle precedenti amministrazioni societarie dello stabilimento, così come sottolineato dalla stessa magistratura nel suo provvedimento”.

Timac – continua la nota – farà il possibile per garantire la continuità delle operazioni di messa in sicurezza dell’area (ad esempio, il pump and treat) già attivate in accordo con gli enti preposti. A far data dal primo maggio l’attività dello stabilimento sarà sospesa e i dipendenti non saranno chiamati a svolgere la propria attività lavorativa, salvo nuova comunicazione da parte dell’azienda, ma continueranno a essere regolarmente retribuiti”. 

Nel merito del provvedimento assunto dalla magistratura locale – conclude Timac – l’azienda è non solo più determinata che mai a far valere le proprie ragioni, ma è certa di dimostrare un operato corretto e specchiato”.

Da redazione,

Timac Agro Italia è tra le imprese motrici in grado di trainare la ripresa della Regione Puglia. A sostenerlo, in un approfondito intervento pubblicato oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno, il professor Federico Pirro, docente di Storia dell'Industria e di Storia dell'Industria editoriale contemporanea nell'Università Aldo Moro di Bari.

Secondo il professore, è necessario smentire il pregiudizio secondo cui la Puglia sia “irrimediabilmente segnata dal sottosviluppo e da una desertificazione industriale, con il relativo collasso dell’apparato di produzione manufatturiera”. La Puglia infatti, come ricorda Pirro, è divenuta ormai una delle maggiori aree economiche del Paese. Nel 2016 è risultata la terza regione del Sud, dopo Campania e Sicilia, per il Pil, pari a 70,8 miliardi e valore aggiunto del totale delle attività economiche (65 miliardi), risultando la nona in Italia per gli stessi indicatori. Nel 2015 – considerando gli ultimi dati consultabili - la Puglia è stata la 4° nel Paese per il valore aggiunto dell’agricoltura e l’8° per quello del settore industriale.

Nell’articolo sono passati in rassegna tutti i principali siti produttivi del territorio: dall’acciaio all’agroalimentare, dall’aerospazio all’automotive, dalla chimica di base all’Ict. Tra questi emerge - al fianco di Ilva, FPT, Princess Mitsubishi e Leonardo -  Timac Agro Italia.

L’azienda, che dal 1991 produce e commercializza fertilizzanti, fa capo alla multinazionale francese Roullier. Nel suo stabilimento produttivo a Barletta dà lavoro a 268 persone. Fiore all’occhiello dell’attività di Timac Agro Italia è il concetto di fertilizzazione sostenibile, realizzato in modo che gli elementi minerali siano interamente assorbiti dalle radici senza rimanere nel suolo e quindi senza produrre inquinamento.

Insomma in Puglia la ripresa c’è, anche grazie agli investimenti internazionali che hanno creato decine di migliaia di posti di lavoro. E Timac ne è protagonista attiva.

Da redazione,

Accordo italo-francese tra big per migliorare la produzione del pomodoro da industria italiano e per ampliare i margini di guadagno delle aziende agricole. Con la partnership tra Timac Agro Italia - che fa capo alla multinazionale francese Roullier -, il Consorzio agrario di Cremona e il Consorzio Casalasco del pomodoro, quartiere generale a Rivarolo del Re, sempre in provincia di Cremona, si aprono nuove frontiere per l’innovazione del settore, con una partnership tecnologica per una produzione di avanguardia capace di aumentare la resa delle coltivazioni. L’intesa prevede lo sviluppo di nuovi fertilizzanti per aumentare nei campi la produttività e la qualità e per garantire contemporaneamente agli imprenditori agricoli una maggiore redditività.

Il Consorzio Casalasco è il più grande produttore di pomodoro da industria in Italia, presente sul mercato con grandi brand come Pomì e De Rica. Nato nel 1977, oggi associa 370 aziende agricole, tra Mantova, Cremona, Parma e Piacenza per un totale di 7mila ettari coltivati. Con tre impianti di trasformazione e con oltre 550mila tonnellate di pomodoro fresco lavorato ogni anno, rappresenta la più importante realtà del settore del Paese. Timac Agro Italia è invece una delle aziende della holding Group Roullier Zone Italie, braccio italiano della multinazionale d’oltralpe che opera nel campo dei fertilizzanti, degli integratori alimentari per la zootecnia e del food: un colosso che con oltre 8mila dipendenti e 70 stabilimenti a livello internazionale fattura più di 3,2 miliardi di euro all’anno.

Con l’accordo, Timac Agro Italia, che fornisce assistenza tecnica agli imprenditori agricoli attraverso la consulenza di uno staff di 150 agronomi dislocati sul territorio nazionale, metterà a disposizione dei due consorzi il centro di ricerca francese di Roullier, la più grande struttura privata in Europa per l’innovazione nel campo della nutrizione: occupa 150 ricercatori ed è nata due anni fa concentrando tutte le competenze sviluppate nel corso del tempo dal gigante francese. La partnership, come spiega Paolo Voltini, presidente del Consorzio Casalasco e del Consorzio agrario di Cremona, chiama in causa «l’impegno di tutta la filiera per dare una risposta positiva alla necessità dei soci di disporre di prodotti e linee tecniche all’avanguardia». L’obiettivo è il miglioramento quantitativo e qualitativo delle coltivazioni nel rispetto dell’ambiente e di una produzione sostenibile, primo passo, prosegue Voltini, «di un percorso di collaborazione strategica con partner qualificati per ottenere concrete risposte nei campi».

Qui per leggere l'articolo pubblicato dal Sole 24 Ore il 16 gennaio 2018

Da redazione,

Una partnership tecnologica per migliorare la produzione di zucchero e aumentare i margini di redditività dei bieticoltori. Protagonisti dell’accordo due big dell’agroalimentare, Timac Agro Italia, della multinazionale francese Roullier, e Coprob, la cooperativa di Minerbio, nel Bolognese, che con 284mila tonnellate di zucchero all’anno, pari a una quota del 56% della produzione nazionale, rappresenta il maggior produttore in Italia del settore bieticolo-saccarifero.

L’accordo ha una durata di tre anni e sancisce la collaborazione tra la cooperativa e il centro di ricerche del gruppo francese – il più grande centro privato d’Europa dedicato alla nutrizione – per l’incremento delle performance produttive e qualitative della barbabietola da zucchero e della sua trasformazione industriale.

«Il centro, per l’innovazione nel settore della nutrizione vegetale e animale, è stato inaugurato due anni fa e occupa 150 ricercatori», spiega Pierluigi Sassi, amministratore delegato di Group Roullier Zone Italie, la holding che è il braccio italiano del gruppo d’oltralpe e che opera nel campo dei fertilizzanti, degli integratori alimentari per la zootecnia e del food. «Al suo interno – prosegue Sassi – sono state concentrate tutte le competenze sviluppate dal gruppo nell’innovazione e con la partnership puntiamo a sviluppare nuovi prodotti fertilizzanti maggiormente adeguati alle esigenze delle imprese che fanno capo a Coprob».

Esigenze che partono dai campi, con l’assistenza tecnica agli imprenditori agricoli garantita dai 150 agronomi di Timac Agro Italia, una delle aziende della holding, per una produzione di avanguardia capace di aumentare la resa delle coltivazioni. Coprob Italia associa 5.700 aziende agricole tra Emilia Romagna e Marche. Con un bacino bieticolo di 36mila ettari e un fatturato superiore ai 200 milioni, occupa 270 addetti ai quali si aggiungono ogni anno circa 300 lavoratori stagionali. Oltre all’impianto di Minerbio, dove è dislocato il quartiere generale, può contare anche su un secondo stabilimento che a Pontelongo, in provincia di Padova, serve l’area del Veneto.

«I cambiamenti climatici in atto – dice Claudio Gallerani, presidente di Coprob – rendono necessaria e urgente l’accelerazione della ricerca per consentire ai bieticoltori di avere un’alta produttività e di conseguenza una buona redditività. L’accordo con Timac Agro Italia e con il gruppo Roullier è una grande occasione per la bieticoltura italiana per fare un salto di qualità». La multinazionale francese opera nel settore dei concimi, della zootecnia e dell’alimentazione. Fondata alla fine degli anni Cinquanta, oggi (con 8mila dipendenti) dispone di 70 stabilimenti nel mondo e fattura oltre 3,2 miliardi di euro.

 

Qui per leggere l'articolo pubblicato dal Sole 24 Ore il 2 gennaio 2018

Da redazione,

Timac Agro Italia, azienda leader nel settore dei fertilizzanti con sede a Barletta e Ripalta Arpina, ha ottenuto il riconoscimento “Best International Client Award” da parte di Lloyd’s Register Quality Assurance, uno dei più importanti enti di certificazione di qualità a livello mondiale, nei settori “qualità” e “ambiente”.

Il riconoscimento è stato attribuito all’azienda di Groupe Roullier Zone Italie in virtù del “costante impegno nell’integrazione, nella strategia aziendale, dei principi di sostenibilità e nel darne continuo riscontro agli stakeholder in modo trasparente e non autoreferenziale”.

L’attestato riconosce, inoltre, a Timac Agro Italia di aver attuato con successo, all’interno del proprio sistema produttivo, due tra le più significative certificazioni internazionali: la ISO 9001:201, che dimostra che il sistema di gestione della qualità dell’impresa è conforme a uno standard di eccellenza, e la ISO 14001:201, che attesta che l’azienda ha un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività e ne ricerca sistematicamente il miglioramento in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile. 

Il riconoscimento è stato negli anni attribuito ad altre aziende come Astaldi, Bridgestone e General Electric. 

Siamo molto soddisfatti che l’impegno di Timac Agro Italia verso una produzione di qualità e rispettosa dell’ambiente sia riconosciuto a livello internazionale con un’attestazione così prestigiosa – dichiara Pierluigi Sassi, amministratore delegato di Groupe Roullier Zone Italie – Un impegno nel quale sono gli stessi lavoratori a riconoscersi in prima persona, come confermato dall’ultimo Bilancio di Sostenibilità. Il premio è dunque un ulteriore stimolo a proseguire in questa direzione, nel segno dell’innovazione, della qualità e del rispetto per l’ambiente”.  

 

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 21 dicembre 2012

Da redazione,

Patto nel segno dell’innovazione in agricoltura tra due colossi del settore: Bonifiche Ferraresi (BF), la più grande azienda agricola italiana per superficie utilizzata, circa 7.000 ettari interamente in Italia (4.500 ettari in provincia di Ferrara, 1.500 ettari in provincia di Cortona e 1.000 ettari in provincia di Oristano) e Timac Agro Italia, società del Gruppo Roullier, leader mondiale nel campo dei fertilizzanti che si va ad aggiungere ai partner tecnologici di BF tra cui John Deer e ISMEA, per fornire il know-how più avanzato e la massima competenza in ambito nutrizionale.

Sulla base dell’accordo di partenariato strategico triennale, Timac Agro Italia si impegna a mettere a disposizione di Bonifiche Ferraresi l’eccellenza di produzione in materia di fertilizzanti, sfruttando le innovazioni derivanti dall’attività del Centro Mondiale dell’Innovazione, il più grande centro di ricerche privato d’Europa dedicato alla nutrizione, inaugurato dal gruppo francese a Saint-Malo nel 2016, e la propria rete di esperti, la più vasta esistente sul territorio nazionale. L’innovazione è la chiave decisiva per comprendere l’accordo tra la società guidata da Federico Vecchioni (ad di Bonifiche Ferraresi) e Pierluigi Sassi (ad di Groupe Roullier Zone Italie).

Il partenariato con Bonifiche Ferraresi è un ulteriore passo avanti nell’intenso processo di sviluppo della multinazionale francese in Italia. Dopo oltre 25 anni di attività e di successi crescenti nel settore dei fertilizzanti, infatti, il 22 settembre scorso il Gruppo Roullier ha deciso di rafforzare la propria presenza investendo anche in altre due aree di lavoro storiche, la zootecnia e l’agroalimentare, con la creazione della nuova holding “Groupe Roullier Zone Italie”, specificatamente dedicata al mercato agroalimentare nazionale.

L’accordo di partenariato con Bonifiche Ferraresi – dichiara Pierluigi  Sassi – è motivo di grande soddisfazione per Timac Agro Italia e per il Gruppo Roullier che riconosce in Bonifiche Ferraresi una delle eccellenze  del sistema agroalimentare italiano”.

 

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dal Quotidiano Nazionale il 18 dicembre 2017

Da redazione,

Timac Agro Italia ha presentato per il secondo anno di seguito il proprio Bilancio di Sostenibilità. Obiettivo dell’iniziativa: «Illustrare i risultati ottenuti dall’azienda nella promozione di uno sviluppo sostenibile, cioè di un’atti - vità imprenditoriale compatibile con un contesto di lavoro confortevole e positivo, con la salvaguardia dell’ambiente, del territorio e dell’intero ecosistema che ci circonda». Alla conferenza stampa nella fabbrica, in via Trani, hanno partecipato Cédric Vienet (direttore dello stabilimento Timac di Barletta), l’ing. Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento Timac di Barletta) e Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda).

«Nel corso del 2016 - è stato sottolineato - Timac Agro Italia ha consolidato gli impegni già assunti in passato verso il raggiungimento di una sostenibilità sociale e ambientale. Gli interlocutori sociali e istituzionali di Timac hanno contribuito a definire gli obiettivi da raggiungere. A Barletta, per esempio, il Bilancio di Sostenibilità ha tenuto conto delle indicazioni offerte dall’allora presidente della Commissione Ambiente del Consiglio comunale, Filippo Caracciolo, che è stato il solo rappresentante istituzionale barlettano, tra tutti quelli coinvolti, a indicare le priorità di carattere ambientale e sociale che l’azienda avrebbe dovuto cercare di perseguire nel tempo». E poi: «In un’ottica di consolidamento del principio di sostenibilità ambientale - ha detto Camaiora - l’azienda ha confermato l’impegno a realizzare prodotti che salvaguardino la natura migliorando la nutrizione vegetale e permettendo così di soddisfare le esigenze alimentari della popolazione mondiale. E’ stato colto a pieno, inoltre, l’obiettivo promesso da Timac con il Bilancio di sostenibilità 2015-2016: creare un’organizzazione trasparente capace di interloquire con gli enti locali, le autorità e l’opinione pubblica e sono state confermate le ottime performance delle condizioni di lavoro dei dipendenti dell’azienda, con l’ottenimento per il secondo anno consecutivo del prestigioso premio “Best Workplace”». Inoltre, «per realizzare il Bilancio di Sostenibilità 2017, relativo alle attività del 2016 sono state recepite le indicazioni fornite da 236 interlocutori dell’azienda (191 dipendenti, 34 clienti e 11 autorità, tra cui comuni, Arpa e associazioni locali), con l’obiettivo di un’impresa non chiusa in se stessa ma aperta al dialogo con la società e trasparente di fronte all’opinione pubblica».

Timac Italia, che da giugno 2016 ha lo stabilimento di Barletta sotto sequestro con facoltà d’uso, nell’ambito di una inchiesta condotta dalla magistratura di Trani sulla zona industriale di Barletta, ha eseguito in questi anni vari interventi in Puglia e fuori dalla Puglia. Investimenti così illustrati nel dettaglio: «Ambientalizzazione e miglioramento delle condizioni di lavoro nel sito di Barletta: oltre 1 milione di euro negli ultimi tre anni (188.000 nel 2015, 450.000 nel 2016, 720.000 nel 2017); ammodernamento della sede di Ripalta Arpina, in Lombardia; investimento in comunicazione trasparente 48.000 euro; investimento in formazione 50.000 euro». Al termine dell’incontro, è stato sottolineato: «Timac Agro Italia promuove la diminuzione degli sprechi alimentari grazie a modelli di business e di vendita che favoriscono la corretta nutrizione della pianta con una maggiore produttività agricola e una riduzione degli sprechi alimentari lungo le filiere di produzione (comprese le perdite post-raccolto). La tecnologia insita nei fertilizzanti Timac, inoltre, favorisce la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche riducendo il rilascio in aria, acqua e suolo, minimizzando gli effetti negativi sulla salute umana e sull’am - biente. Un impegno di alto valore etico per tutto il gruppo Roullier».

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 26 ottobre 2017

Da redazione,

«Non siamo noi ad inquinare: i dati parlano chiaro, così come è evidente il nostro impegno nel potenziare la messa in sicurezza del sito. Piuttosto, ad oggi, non si va ancora alla ricerca delle fonti d’inquinamento e i veri responsabili, tenendo conto che la nostra non è l’unica fabbrica nella zona industriale di via Trani». Questo in sintesi il messaggio lanciato nuovamente dai vertici dello stabilimento della Timac Agro Italia di via Trani in una conferenza stampa nel corso del quale l’azienda, non senza soddisfazione, ha annunciato l’ulteriore potenziamento della messa in sicurezza della falda acquifera. Che non è più un punto di pompaggio, ma tre, e un nuovo e più moderno sistema di trattamento delle acque, tutto reso possibile con il via libera concesso dagli enti locali in una recente Conferenza di servizi. Il nuovo meccanismo di pump and treat sarà vigilato da Arpa con periodici campionamenti di verifica.

La conferenza è stata presieduta da: Andrea Camaiora (responsabile delle relazioni esterne dell’azienda), gli avvocati Matteo Benozzo e Francesco Salvi, Cédric Vienet (direttore dello stabilimento di Barletta) e Giuseppe Lombardi (responsabile ambientale dello stabilimento).

Dagli interventi è emerso che Timac va ottemperando completamente a quanto previsto dalla delibera regionale n. 206/2016 per la Miso falda, dopo aver già concluso da mesi quelli relativi alla Miso suolo definiti e approvati dalla Dd 329/2015. «Pertanto - ha ribadito Camaiora - Timac ha adempiuto a tutto quello che gli enti hanno previsto e richiesto all’azienda nell’iter di messa in sicurezza complessivo dello stabilimento di Barletta».

Nel loro intervento i legali di Timac, Benozzo e Salvi, hanno fatto riferimento ai dati pubblicati recentemente sul monitoraggio ambientale di Barletta. E cioè: «L’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche nel suo ultimo report ribadisce ciò che diciamo da 444 giorni. Poiché non è stato possibile individuare l’identità dell’inquinatore, Irsa-Cnr suggerisce di allargare l’area oggetto del monitoraggio ambientale, perché non si può affermare il principio per il quale non conta chi inquina realmente ma chi, secondo alcuni, può permettersi il costo di risanare l’inquinamento prodotto da altri».

A riguardo dei risultati sugli ultimi accertamenti relativi all’impatto ambientale ha parlato l’ingegnere Cédric Vienet, direttore del locale stabilimento Timac, che ha sottolineato: «I rilievi svolti da Arpa Umbria per Arpa Puglia hanno confermato le nostre certezze sulle emissioni in atmosfera, riscontrando ad esempio per le tanto discusse polveri valori ben 200 volte inferiori ai limiti di legge». Si è parlato anche della problematica sul traffico veicolare da e per la Timac, oggetto di ulteriori accuse quali concausa di inquinamento atmosferico.

«I dati - ha chiarito, fornendo dati precisi, l’ingegnere Giuseppe Lombardi, responsabile ambientale dello stabilimento - dimostrano che anche l’impatto di Timac sul traffico di via Trani è irrilevante. Dal monitoraggio sulla mobilità urbana di Barletta, resi noti alcune settimane fa, emerge che su via Trani si registra, tra entrata e uscita, un totale di 17.625 passaggi giornalieri, di cui 1.447 di mezzi pesanti. A pieno regime produttivo, infatti, tra ingresso e uscita, Timac induce un traffico complessivo di mezzi pesanti pari mediamente a 25 automezzi al giorno». «Pertanto - ha ribadito Lombardi - l’impatto del traffico di mezzi pesanti indotti dalla Timac rispetto al totale riportato nello studio è circa dell’1,83% dei mezzi pesanti complessivi, pari allo 0,15% rispetto al totale dei transiti. Stranamente, però, la presenza di mezzi pesanti è stata associata solo a due aziende, tra cui Timac, mentre non si è parlato affatto delle consistenti movimentazioni logistiche prodotte da centri commerciali o da altre numerose aziende presenti nell’area industriale di via Trani».

Lombardi ha poi concluso con l’illustrare gli ultimi risultati nella riduzione del consumo idrico: «Nell’ormai propria ottica di sostenibilità ambientale, Timac ha operato con particolare impegno per la riduzione dei consumi idrici, investendo ad esempio nella performance degli impianti oltre che nella costruzione di nuove vasche per la raccolta delle acque di pioggia. Il risultato è che il consumo idrico si è ridotto di fatto di oltre il 50%».

 

Scarica l'allegato per leggere l'articolo completo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 9 settembre 2017.